Lo chiamavano Malpelo, il tale di cui vi scrivo Una credenza popolare gli dava 'st'appellativo Era rosso di capelli e in quanto tale cattivo Un ragazzino dalla chioma di fuoco e lo sguardo schivo Ed ogni giorno si spezzava la schiena in miniera Insieme a un'altra schiera, da mattina a sera nella terra nera Solo grazie alla poca luce fioca della candela Vedeva gente morire, gente che non conosceva e diceva "Finché qui c'è il mio babbo non c'è pericolo" E il babbo se ne andò sotto il crollo di un cunicolo E Malpelo scavava, cercava il padre sepolto Ogni tanto si fermava e si metteva in ascolto Cercava disperato la voce del suo vecchio E dicevan fosse il diavolo a parlargli all'orecchio Perché un rosso è figlio del demonio e vittima del vizio E non c'è modo di scampare alla calunnia e al pregiudizio È morto il padre e il figlio sgobba come un animale Era detto Malpelo e s'impegnava ad essere tale Qualsiasi cosa accadde, a lui la colpa e le legnate Ma tanto le sue spalle già c'erano abituate Era orfano di padre e rifiutato dal mondo Una vita vissuta con l'indice puntato contro C'aveva fatto il callo, aveva pelle come cuoio Sono Rosso Malpelo, da ora finché non muoio "La rena è traditora", diceva "Somiglia a tutti gli altri Che se sei più debole ti pestano la faccia E se sei più forte, o siete in molti Allora ci lascia vincere Mio padre la batteva sempre Ed egli non batteva altro che la rena Perciò lo chiamavano Bestia E la rena se lo mangiò a tradimento Perché era più forte di lui" E un giorno giunse un nuovo ragazzino in miniera Anche lui sperava in un pezzo di pane la sera Gli diedero il suo piccone, gli dissero, "Zitto e scava" Lo chiamavano Ranocchio per il modo in cui arrancava Malpelo lo notò, se lo prese in protezione Gli insegnava a campare sotto i colpi del suo bastone Diceva, "Reagisci! Non ti devi far pestare Quando i colpi arriveranno da chi ti vuole male Qui c'è una sola regola e tu devi essere scaltro Per salvare te devi affondare qualcun altro Picchia tu più forte o il mondo ti calpesta Mio padre che era buono lo chiamavano Bestia" E un giorno Ranocchio cadde, sputò un fiotto di sangue Divorato dalla tisi gli tremavano le gambe Morì in qualche giorno con la madre che piangeva Il figlio e il pane che portava la sera E il Rosso rimasto solo senza più un rapporto umano Lo mandavano a morire con una piccozza in mano Nei vicoli più profondi, soltanto il buio intorno A nessuno importava se non faceva ritorno E insieme a tanti altri, morti come in guerra Alla fine anche Malpelo fu inghiottito dalla terra E ancora in minatori quando girano in quei posti Temono il fantasma dai capelli rossi "Così si persero persino le ossa di Malpelo E i ragazzi della miniera abbassano la voce Quando parlano di lui nei sotterranei Che hanno paura di vederselo comparire dinnanzi Coi capelli rossi e gli occhiacci grigi"