Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l'acqua, molti di loro puzzano Perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio Nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro Affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Poi però, dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra di loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Cigarettes si vous plait... do you remember my name? Tu vuo' fa' l'americano? Thank you paisà tell me wht's your name. Cigarettes si vuos plait... do you remember my name? Tu vuo' fa' l'americano? Thank you but don't wanna play your game. Fanno molti figli che faticano a mantenere. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina, Ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro E uomini quasi sempre anziani invocano pietà, Con toni lamentosi e petulanti. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano Non solo perché poco attraenti e un pochino selvatici Ma perché si è diffusa in giro la voce di alcuni stupri Consumati dopo agguati in strade periferiche Quando le donne ritornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere Ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare Tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare E quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali". Cigarettes si vous plait... do you remember my name? Tu vuo' fa' l'americano? Thank you paisà tell me wht's your name. Cigarettes si vuos plait... do you remember my name? Tu vuo' fa' l'americano? Thank you but don't wanna play your game. Questo testo risale all'ottobre del 1912 Ed è tratto da una relazione dell'Ispettorato del Congresso americano Sugli immigrati italiani negli Stati Uniti d'America.