Ma che bella era l'alba quando io vivevo in una stanza Bevendo wisky e toccandole il culo E poi quando aprivo il frigorifero c'era l'arcobaleno Ma per fortuna c'era ancora della birra Di quella irlandese che quando bevevo mi veniva il magone E così mi trascinavo alla stazione a salutare Quelli che partivano anche se non li conoscevo E poi dentro al bar a fare a botte A fracassare teste con le bottiglie rotte E poi ancora notti sbagliate e grandi mignotte Coi reggicalze slacciati e reggiseni rinforzati E un giorno mi sono scoperto vecchio e sono partito Senza fare rumore, come un volo radente di gabbiani Con le calze bucate e sei o sette stelle ancora strette tra le mani Perché il cielo è bello stanotte Il cielo, sì, che esiste Il cielo non si sposta mai Il cielo non si muove mai Perché il cielo è bello stanotte Il cielo, sì, che esiste Il cielo non si sposta mai Il cielo non si muove mai ♪ Dio mio che tempesta di sospiri in quelle stanzette delle pensioni Culi bianchi e coralli, pollo fritto e un cinese che spiava dal buco della serratura E lo fece per un mese, poi volò via come un aquilone nel cielo di Los Angeles E noi tutti lì a guardarlo sparire con il naso all'insù Cazzo, ho bevuto troppo per ricordarmi se quella volta c'eri anche tu Io, Charles, il poeta delle poesie sbagliate, delle rime fottute, delle ciglia truccate Quello che ti cercava piangendo nei vagoni della metropolitana Quello che ti amava e ti ha perduta, bastarda puttana Ho il cuore a pezzi, bambina, portami una lattina Ho la gola secca e se non bevo la mia ordinaria follia Sputerà fuori un'altra poesia Perché il cielo è bello stanotte Il cielo, sì, che esiste Il cielo non si sposta mai Il cielo non si muove mai Perché il cielo è bello stanotte Il cielo, sì, che esiste Il cielo non si sposta mai Il cielo non si muove mai Dio mio che tempesta di sospiri in quelle stanzette delle pensioni E poi dentro al bar a fare a botte, a fracassare teste con le bottiglie rotte Culi bianchi e coralli, pollo fritto e un cinese che spiava dal buco della serratura E poi ancora notti sbagliate, grandi mignotte E noi tutti lì a guardarlo sparire con il naso all'insù Coi reggicalze slacciati e reggiseni rinforzati, cazzo E un giorno ho bevuto troppo per ricordarmi se quella volta c'eri anche tu (Senza fare rumore) Io, Charles, il poeta delle poesie sbagliate, delle rime fottute, delle ciglia truccate E sei o sette stelle, ancora strette tra le mani